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uva

Più di testa o di cuore? A ciascuno il suo vino

Bovale e Cagnulari per i tipi schietti, Vernaccia e Nuragus per i grintosi, Nasco Girò e Malvasia per i più equilibrati.  Più di testa o di cuore? Se agite seguendo il secondo, il vino migliore è un rosso rustico, come un Bovale di Terralba o un Cagnulari di Usini, Sorso e Alghero, speziato e schietto, proprio come voi. Parola del sommelier Giulio Pani. Se poi abbinate al cuore la tradizione, vi consigliamo il Nepente di Oliena, di ascendenza dannunziana e vocazione sensuale. Siete instabili, nervosi ma irresistibili? Sorseggiate una Vernaccia di Oristano o il Nuragus di Cagliari, il principe dei paglierini di Sardegna. Se invece Minerva è la vostra divinità, la testa fa da padrona e con lei i vini frutto della tradizione. Il Vermentino di Gallura, un vino bianco fatto per la vista e per l’olfatto, attiva l’ingegno, così come un Carignano del Sulcis, rosso che colpisce, specialmente se abbinato ad un piatto di formaggi. Se poi siete dei tipetti equilibrati, un bicchiere di Nasco e Girò è il vostro vino d’elezione insieme al Malvasia di Cagliari o di Bosa, femminile e elegante il primo, forte e austero il secondo....

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La bellezza segreta delle case campidanesi

Le antiche abitazioni erano delle vere e proprie fattorie, oggi diventate oasi di tranquillità nel tessuto urbano. Non fidatevi delle apparenze: dietro quei muri che vi sembrano anonimi si celano dei tesori. Quella delle case campidanesi è infatti una bellezza segreta che si mostra solamente nel momento in cui il grande portale si apre e il visitatore resta senza parole: davanti si trova non una semplice abitazione ma un piccolo mondo che dal passato agricolo dei centri che fanno da corona a Cagliari si proietta direttamente nel futuro. Come "Casa Pittau", situata a Samassi, nel cuore del Medio Campidano, parte del circuito Associazione Internazionale Città della Terra Cruda. La mobilia antica, i letti alti, i piccoli ambienti di lavoro incastonati nella casa, le mura spesse a cui si appendevano i veri tesori: gli attrezzi del lavoro. Tutto rimanda ad un passato prossimo nella memoria, che si muta in remoto nel momento in cui si ricerca oggi tracce di quella tradizione. Eppure tutto è cambiato. Le case campidanesi, per la loro struttura e per i materiali con cui sono state realizzate, sono oggi abitazioni ambite, in grado di garantire (se recuperate adeguatamente) uno standard altissimo di qualità. Merito della struttura stessa della casa che si compone di più spazi, una volta usati per gli animali, il forno, il deposito degli attrezzi, la cantina e che si affacciano su un grande cortile. L’abitazione vera e propria è invece protetta da un loggiato (sa lolla) che regala un tocco di stile inconfondibile. Queste case erano delle vere e proprie fattorie, costruite con i mattoni in terra cruda (su ladiri) e col tempo sono diventati delle eleganti residenze, delle vere e proprie oasi di tranquillità in pieno centro cittadino, con un valore aggiunto: essendo frutto di secoli di sapienza costruttiva, le case campidanesi oggi sono degli esempi abitazioni ecologicamente compatibili.  ...

giara

La Giara di Gesturi. Nel cuore del silenzio

Nell’altipiano basaltico, circondato da profondi dirupi e costellato di paludi, vivono branchi di cavallini selvatici. Nel cuore centro meridionale della Sardegna, fra Tuili, Gesturi, Setzu e Genoni, figlia dei secoli, dei vulcani e dell’azione erosiva del tempo e della storia, la Giara di Gesturi (o Jara Manna), con i suoi chilometri non interrotti di arbusti, sugheri, piegati dal vento come bandiere, lecci, corbezzoli e piante di elicriso, si riscopre come “la mesa” dei sardi. Un altipiano basaltico di 43 Kmq, circondato da profondi dirupi e costellato di paules (paludi), in cui crostacei preistorici e cavallini selvatici, forse di origine fenicia, popolano un quadro incastrato fra presente e passato. Luogo in cui il vento, il verde della flora, coniugato in tutte le sue sfumature, l’orizzonte e le creature ataviche che vi risiedono, non tarderanno a ispirarvi quel coacervo di emozioni in bilico fra la solitudine e la pace. Il silenzio è il vero signore. La quiete, insieme ai piccoli destrieri, corre silenziosa intorno ai pensieri perché, per dirla con Edgar Lee Masters, “per le cose profonde a che serve il linguaggio?”. È quindi il silenzio primordiale il regalo più bello della Giara, che ti avvolge quando esci dalla distesa di verde e trovi i primi lembi di civiltà. Foto di: Lino Cianciotto  ...

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I sapori della tradizione nel pane quartese

“Il miglior pane d’Italia e di Francia”. Già nel 1834 Antoine Claude Valéry nel suo Viaggio in Sardegna descriveva le qualità del pane sardo e in particolare quartese. Una perfetta miscela fatta di ottime materie prime e tradizione nelle tecniche di lavorazione che fanno del pane della terza cittadina della Sardegna per numero di abitati una vera e propria eccellenza. Basta passeggiare in centro a Quartu, nelle piccole viuzze, per essere catturati dai profumi e dagli aromi che provengono dai panifici e dalle pasticcerie. Un viaggio nelle flagranze che può facilmente proseguire assaggiando le varietà in bella mostra nei panifici. Le mille forme del Coccoi, fatto con la semola finissima, che abili mani con semplici tocchi di coltello e forbici trasformano in “sculture” croccanti e bianchissime. Un Coccoi comunemente pesa intorno ai 150 grammi, ma piccole forme, di circa 40/50 grammi vengono modellate per le ricorrenze e per le feste diventando dei veri e propri ornamenti per la tavola. C’è poi il Civraxiu, un pane integrale di farina e crusca fine e, ultimo, ma non per importanza il “Moddizzosu” che durante la cottura diventa alto e soffice, mantenendo una crosta lievemente croccante. Ottimo da tagliare a fette e da assaggiare con un filo d’olio d’oliva. La lavorazione del pane a Quartu, come in tutta la Sardegna, si tramanda di generazione in generazione e proprio nei “segreti” trasferiti di padre in figlio c’è quell’ingrediente in più che rende il pane unico....

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San Sperate. La piccola Atene Sarda

Non è una metropoli. Neppure una delle capitali dell'Isola. San Sperate si identifica però nella piccola Atene sarda. Un'oasi di colori, suoni e forme che incanta l'universo dei vacanzieri e non solo. Sui muri del Paese Museo – così è stato ribattezzato il centro del sud isolano – si trasfigurano scene di storia, con le radici del mondo agropastorale che si mescolano alle pitture di protesta per una terra invasa da industrie senza futuro e da uno smottamento sociale provocato dalla caduta delle ideologie. Un mutamento culturale simile alla rivoluzione copernicana, partito alla fine degli anni Sessanta – con il '68 che rappresenta  il primo segnale della nuova sarabanda speratina – e che non si è più fermato. Il protagonista indiscusso della nuova epopea è sicuramente Pinuccio Sciola, uno dei più grandi scultori europei che – appena tornato dalla Francia e con l'esperienza maturata in Spagna – diventa il precursore del muralismo in occasione di una processione per il Corpus Domini. I muri imbiancati diventano una sceneggiatura per raccontare la storia – e le storie – non solo di San Sperate, ma del mondo che ruota attorno. Dai simboli del paese, con le pesche e le arance in primo piano, sino ai personaggi storici – da Giovanni Paolo II a Madre Teresa di Calcutta – senza dimenticare la protesta contro le guerre e i segni della società agropastorale. Tra le case del Paese museo si possono scorgere dei veri e propri quadri da incorniciare. Un viaggio tra le stradine colorate del centro storico - tra via Cagliari ed i rioni di San Giovanni e Santa Lucia – che sembra fermare quasi il tempo. Poi, nella casa-laboratorio dell'artista (mito) di un paese intero – sulla via Enrico Marongiu - si respira un'aria fiabesca. I giganti di trachite che elaborano delle musiche ancestrali. Un mistero. Le Pietre Sonore vanno oltre delle pure geometrie. I colossi di basalto emettono una musicalità  originale che richiama al pensiero del creato. Non è un caso che lo stesso scultore nel palcoscenico incantato di via Marongiu citi le frasi della Bibbia: "Prima fu il suono. E la terra stessa è un puntino dell'universo. Il suono stesso si è depositato dentro la terra". Eppoi un richiamo agli Incas. "Quando è nata la luce, la pietra già esisteva". Pietra e suono si intrecciano nei blocchi intagliati di granito, trachite e basalto. Una vera e propria poesia che ammalia i visitatori in questo luogo dell'anima. San Sperate è anche terra di sapori e gusti antichi. Sulla via Roma si incrociano i profumi degli amaretti e delle pardulas sfornate dal Biscottificio Collu. All'ingresso del paese – in via Cagliari – si possono assaggiare le prelibatezze prodotte da un altro Biscottificio, con il marchio Corronca: dai piricchitus  ai gueffus.  Sulla bretella che corre dritta da San Sperate a Villasor si affaccia la Cooperativa Apistica Mediterranea. E' il tempio del miele, con oltre 4 mila alveari per portare il prodotto sulle tavole. Si confezionano le etichette di pregio con i mieli di arancio e di asfodelo che...

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La magia del Parteolla. Fra arte, vino e olio.

Le campagne che si colorano di lunghi filari dei vitigni. Sulle colline si arrampicano sterminate distese di oliveti. E ancora: un patrimonio ricco di storia e tesori archeologici, con monumenti di alto valore architettonico. È la cornice del Parteolla, che si allarga da Dolianova sino alle vallate attorno a Donori. Un territorio dove l'arte si combina con le tradizioni, la maestria degli artigiani si fonde con le prelibatezze tipiche isolane. Un microcosmo che rispecchia la Sardegna, in una fotografia indimenticabile per i visitatori. La capitale dell'area è Dolianova – 16 chilometri da Cagliari –  centro portante delle radici, dei costumi e delle eccellenze enogastronomiche. Iniziamo il viaggio dalla cattedrale di San Pantaleo, un fabbricato romanico con contaminazioni pisane che risale al XII secolo, che rappresenta un esemplare unico nel patrimonio architettonico sardo. La basilica, situata nel cuore del paese è stata per diversi secoli la location dell'antica diocesi di Dolia. Altro edificio sacro dalle forme maestose è la parrocchia dedicata a San Biagio, datata al XVI secolo con uno stile gotico di derivazione aragonese, che si propone come una delle strutture più imponenti del capoluogo del Parteolla. Immancabile un tour nel Parco Artistico Gianni Argiolas che, inglobato nei poderi in località Isca Sa Folla, si caratterizza per le sculture racchiuse in una sconfinata foresta: dal monumento all'acqua alla figura di Giovanni Paolo II sino all'omaggio alla Brigata Sassari. Non solo arte e cultura, ma anche strade contraddistinte dalle insegne della Città dell'olio e dei percorsi del vino. Sapori, profumi e colori che si manifestano negli oleifici e  nelle diverse cantine presenti nel territorio. Sa mola de su notariu, il frantoio del notaio, rappresenta una delle vetrine dedicate alle produzioni tipiche. La Cooperativa olivicoltori del Parteolla è il contenitore dell'attività olearia. Dall'olio al vino, il passo è breve. Ecco, allora, la Cantina Sociale di Dolianova – nella piana di Sant'Esu – con i rossi ed i bianchi da capogiro: dal vermentino Prendas ad Arenada sino ad arrivare alle bollicine di Dolì ed a Terresicci. Altra cattedrale enologica del territorio sono le Cantine di Serdiana. Nel cuore di via Roma si incrocia il pantheon vitivinicolo Argiolas, con una storia lunghissima che si tramanda dagli inizi del ventesimo secolo. Prestigio e nobiltà nei marchi si mescolano nelle bottiglie Turriga e Korem. A pochi passi, sulla via Verdi, la Cantina Pala con il cannonau S'Arai, il nasco Assoluto ed il vermentino Stellato. Nei poderi di Soleminis le tenute Carlo Pili – nella piana di Sa Misa – per un tuffo tra i riflessi del nettare di Bacco, con Torrelas, Ballester e Puiades che coniugano sapori caldi e avvolgenti. Tra oliveti e vigneti sembra quasi mimetizzarsi – tra le campagne di Serdiana – la chiesa di Santa Maria Sibiola, uno dei capolavori dell'arte romanica isolana, edificata ad opera dei Vittorini. Le trame del gusto si spingono anche a Donori, dove nella zona industriale – in località Is Arenas – nel caseificio Aresu si declinano il latte, il tempo e l'arte trasfusi nei formaggi isolani. Un palcoscenico davvero d'altri tempi, il Parteolla, con...

Le ceramiche di Luigi Nioi. L’incanto della manualità

Ad Assemini prendono forma splendide opere d’artigianato, creazioni irripetibili che nascono quasi esclusivamente da argilla locale Originata dal vecchio tornio di famiglia, la storica bottega Ceramiche Nioi dà alla luce splendide opere d’artigianato sin dal lontano 1924. Al timone Luigi Nioi, che a sei anni imparò dal padre a modellare l’argilla e che oggi risveglia nei figli la meraviglia di questa splendida fucina d’arte. Dalle brocche artigianali, ai piatti; dal vaso alle tradizionali xivedde, fino ai piccoli presepi, miniature che possono raggiungere i due millimetri. “Ogni pezzo è una creatura – spiega Luigi Nioi – posso realizzare uno stesso oggetto mille volte e mai sarà uguale al precedente”. L’incanto della manualità. Ciascun colore è eletto con cura, ogni creazione unica e irripetibile, scaturita quasi esclusivamente da argilla locale. Nei laboratori di via Carmine il sacro tornio è il principe della bottega, affiancato e servito oggi dalle tecnologie più innovative....

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Spiagge in città, fenicotteri rosa e tanti parchi

La natura, il verde e il mare sono parte integrante di Cagliari. Chiunque arrivi in città anche per poche ore avrà l’opportunità di passare momenti di completo relax. A pochi minuti dal centro tappa obbligata è il Poetto, una spiaggia lunga otto km che unisce la città a Quartu. Dal promontorio della Sella del Diavolo si estende una lunga distesa di sabbia, con stabilimenti e punti ristoro attrezzati. Il suo mare limpidissimo vi conquisterà. Passeggiando si può raggiungere il Parco di Molentargius e ammirare le centinaia di fenicotteri che colorano di rosa lo stagno e le distese bianche delle saline. Uno scenario straordinario che può essere ammirato nella sua totalità anche da viale Europa, osservando dall’alto un’area unica nel suo genere con bacini di acqua dolce e salata che hanno permesso a diverse specie di uccelli di creare numerose colonie. Accanto ai fenicotteri rosa (diventati un simbolo della città) chi è appassionato di birdwatching potrà ammirare anche cormorani e diverse specie di aironi. Rimanendo in città, l’immersione nella natura è garantita dai parchi di Monte Claro e Monte Urpinu. Il primo (ingresso in via Cadello e via Liguria) è un luogo ideale per passeggiare in pieno relax. Più suggestivo il secondo (ingresso principale in via Pietro Leo), con vialetti e un belvedere naturale che permette di osservare tutte le bellezze di Cagliari. Imperdibili per chi ama la natura e le passeggiate anche l’Orto Botanico e i Giardini Pubblici, impreziositi dalle statue di Mimmo Paladino....

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I colori e l’identità di Cagliari nella cucina mediterranea

La cucina cagliaritana è l’istantanea che reca con se i sapori del tempo che mani sapienti elaborano giorno dopo giorno, per farci degustare non solo piatti della tradizione ma, soprattutto, l’essenza di Cagliari. Gli ingredienti fondamentali della cucina sono quelli che offre la natura, soprattutto il mare, da sempre risorsa della Città. Le “orziadas”, anemoni di mare insemolati e fritti. “Sa schiscionera”, arselle e cozze in tegame con olio d’oliva, aglio, prezzemolo e pan grattato. La bottarga, uova di muggine o cefalo salate e stagionate. Si può degustare condita semplicemente con olio extra vergine d’oliva, in insalata con carciofi freschi tagliati molto sottili o grattugiata sugli spaghetti che possono avere di base il sugo con le vongole. “Su scabbecciu”, pesci conservati in soffritto di olio, aceto e aglio. L’aragosta alla campidanese, bollita e condita con olio d'oliva e succo di limone. “Sa fregula” con le arselle, piccole palline di pasta realizzate a mano e tostate al forno servite in zuppa di vongole. Non può mancare nella degustazione “Sa burrida alla Casteddaia”, esclusivo piatto cagliaritano realizzato con pesce gattuccio (gattu de mari) appartenente alla famiglia degli squali che si ciba di piccoli pesci, di molluschi e crostacei. Viene immerso in una salsa di aceto, olio, aglio e noci dove viene lasciato marinare per 24 ore prima di essere servito. Questo è il piatto identitario cagliaritano per eccellenza, presente nei menù di molti ristoranti sia come antipasto che come secondo....

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