Intrecci d’oro e d’argento. La magia della filigrana sarda

La tradizione, le consuetudini, la magia. Sono solo alcuni degli elementi che contraddistinguono i gioielli sardi in filigrana. Una lavorazione antichissima che prevede l’intreccio di fili sottilissimi di oro e argento, diventata un segno distintivo della Sardegna. Parlando con l’orefice Gavino Saba (che della filigrana ha fatto la sua vita) sembra di viaggiare nel tempo. L’impulso maggiore per la lavorazione arriva nel Medioevo in cui inizia la costruzione dei fili con le trafile e in Sardegna “sbarca” grazie agli spagnoli. Da allora gli artigiani orafi sardi non hanno mai smesso di creare gioielli che sono entrati a far parte della loro identità. Il bottone (“su buttoni”) è infatti uno degli accessori per eccellenza degli abiti tradizionali. Ogni gioiello sardo ha un significato. Come gli orecchini “a palia” (a forma di pala) che venivano indossati dalle donne che provenivano da una famiglia di panificatori, o gli orecchini a grappolo d’uva che stavano invece a indicare una donna che apparteneva a una famiglia di agricoltori, o come “su kokku” il pendaglio d’argento che veniva agganciato alle culle dei bambini per allontanare gli spiriti malvagi. Un simbolismo prezioso che permea l’intero artigianato sardo, un modo silenzioso per comunicare e tramandare.