Quartu Sant'Elena Archivi | Sardegna Magazine
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La bellezza segreta delle case campidanesi

Le antiche abitazioni erano delle vere e proprie fattorie, oggi diventate oasi di tranquillità nel tessuto urbano. Non fidatevi delle apparenze: dietro quei muri che vi sembrano anonimi si celano dei tesori. Quella delle case campidanesi è infatti una bellezza segreta che si mostra solamente nel momento in cui il grande portale si apre e il visitatore resta senza parole: davanti si trova non una semplice abitazione ma un piccolo mondo che dal passato agricolo dei centri che fanno da corona a Cagliari si proietta direttamente nel futuro. Come "Casa Pittau", situata a Samassi, nel cuore del Medio Campidano, parte del circuito Associazione Internazionale Città della Terra Cruda. La mobilia antica, i letti alti, i piccoli ambienti di lavoro incastonati nella casa, le mura spesse a cui si appendevano i veri tesori: gli attrezzi del lavoro. Tutto rimanda ad un passato prossimo nella memoria, che si muta in remoto nel momento in cui si ricerca oggi tracce di quella tradizione. Eppure tutto è cambiato. Le case campidanesi, per la loro struttura e per i materiali con cui sono state realizzate, sono oggi abitazioni ambite, in grado di garantire (se recuperate adeguatamente) uno standard altissimo di qualità. Merito della struttura stessa della casa che si compone di più spazi, una volta usati per gli animali, il forno, il deposito degli attrezzi, la cantina e che si affacciano su un grande cortile. L’abitazione vera e propria è invece protetta da un loggiato (sa lolla) che regala un tocco di stile inconfondibile. Queste case erano delle vere e proprie fattorie, costruite con i mattoni in terra cruda (su ladiri) e col tempo sono diventati delle eleganti residenze, delle vere e proprie oasi di tranquillità in pieno centro cittadino, con un valore aggiunto: essendo frutto di secoli di sapienza costruttiva, le case campidanesi oggi sono degli esempi abitazioni ecologicamente compatibili.  ...

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I sapori della tradizione nel pane quartese

“Il miglior pane d’Italia e di Francia”. Già nel 1834 Antoine Claude Valéry nel suo Viaggio in Sardegna descriveva le qualità del pane sardo e in particolare quartese. Una perfetta miscela fatta di ottime materie prime e tradizione nelle tecniche di lavorazione che fanno del pane della terza cittadina della Sardegna per numero di abitati una vera e propria eccellenza. Basta passeggiare in centro a Quartu, nelle piccole viuzze, per essere catturati dai profumi e dagli aromi che provengono dai panifici e dalle pasticcerie. Un viaggio nelle flagranze che può facilmente proseguire assaggiando le varietà in bella mostra nei panifici. Le mille forme del Coccoi, fatto con la semola finissima, che abili mani con semplici tocchi di coltello e forbici trasformano in “sculture” croccanti e bianchissime. Un Coccoi comunemente pesa intorno ai 150 grammi, ma piccole forme, di circa 40/50 grammi vengono modellate per le ricorrenze e per le feste diventando dei veri e propri ornamenti per la tavola. C’è poi il Civraxiu, un pane integrale di farina e crusca fine e, ultimo, ma non per importanza il “Moddizzosu” che durante la cottura diventa alto e soffice, mantenendo una crosta lievemente croccante. Ottimo da tagliare a fette e da assaggiare con un filo d’olio d’oliva. La lavorazione del pane a Quartu, come in tutta la Sardegna, si tramanda di generazione in generazione e proprio nei “segreti” trasferiti di padre in figlio c’è quell’ingrediente in più che rende il pane unico....

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