Cagliari e Sant'Efisio: una "rinascita" che dura 360 anni. | Sardegna Magazine
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Festa di Sant'Efisio, vestito tradizionale (Foto di A.Duranti)

Cagliari e Sant’Efisio: una “rinascita” che dura 360 anni.

Festa di Sant'Efisio (Copyright: Andrea Duranti)

Festa di Sant’Efisio (Copyright: Andrea Duranti)

Un vero amore è incondizionato e sincero, ma ogni tanto ha pur bisogno di rinnovarsi anche solo un po’ di tempo per sentire più vicino l’oggetto di tanto amore.

È quello che ogni anno succede a Cagliari e alla Sardegna col patrono Sant’Efisio, festeggiato e celebrato non a caso all’inizio del mese di maggio, con l’inizio della bella stagione e la rinascita della natura.

Fra gli abitanti della città e dell’Isola e la figura del Santo è senza dubbio amore incondizionato, probabilmente per il suo forte legame col territorio, dove il Santo, secondo la leggenda, ha vissuto persecuzione e condanna a morte e dove i suoi festeggiamenti, con il tempo, hanno assunto una forte connotazione di indipendenza, libertà e resistenza alle guerre, alla sofferenza e spesso alla morte.

 

Una figura che parla di coraggio

Efisio, secondo quanto tramandato dagli agiografi, fu un comandante dell’esercito romano sotto l’imperatore Diocleziano, in piena persecuzione contro i cristiani. Servì diligentemente l’esercito fino a quando, avuta la vocazione, pensò di convertirsi. Fu per questo imprigionato a Nora e, dopo ripetute torture, morì decapitato proprio sulla bella spiaggia nei pressi di Pula.


 

Fra tradizione e leggenda

Festa di Sant'Efisio (Copyright: Marcello Treglia)

Festa di Sant’Efisio (Copyright: Marcello Treglia)

Le reliquie del Santo, dopo essere state conservate per circa 750 anni nella chiesetta di Nora insieme a quelle di San Potito, furono portare a Pisa nel 1098 e vi rimasero fino al 1886, anno in cui furono riportate a Cagliari.

La devozione per il Santo non diminuì, ma anzi si caricò di solennità e rispetto intorno al 1655 quando, in seguito al voto fatto al Santo, la terribile epidemia di peste ebbe fine.

Fu allora che la popolazione si legò fortemente a Sant’Efisio con il voto perpetuo e la promessa di ringraziare e festeggiare annualmente il Santo per la salute ritrovata.

La confraternita maggiormente legata al Santo e ai riti che si celebrano in suo onore tra l’1 e il 4 maggio, è l’Arciconfraternita del Gonfalone. Sono tante le tradizioni centenarie che fanno da protagonista durante la festa, dall’abito azzurro-indaco con bottoni bianchi dei Confratelli, all’abito completamente nero delle Consorelle, ai riti che precedono la processione del primo maggio verso Pula e il suo ritorno tre giorni dopo verso la chiesa del patrono nel quartiere di Stampace. Nel totale silenzio e nell’intimità della città.


 

I colori, la luce e i suoni di Cagliari

Festa di Sant'Efisio (Copyright: Marcello Treglia)

Festa di Sant’Efisio (Copyright: Marcello Treglia)

A stupire maggiormente turisti, fedeli e curiosi, il colorato tappeto di petali di fiori(ramadura n.d.r.) con il quale viene cosparsa la strada della centrale via Roma al passaggio del cocchio del Santo, e il rombare festoso delle navi che, ancorate in porto, salutano il suo arrivo al centro della città dalla piccola chiesetta del quartiere di Stampace.

A precedere il simulacro del Santo, una statua barocca che raffigura un guerriero dotato di baffetti e armatura splendente, i gruppi folcloristici di tutta la Sardegna: gli scalzi di Cabras, le meravigliose donne di Tempio Pausania, la poesia di Orgosolo, con i colori vivaci, e gli abiti di Quartu, ricchi di “prendas“, ori in filigrana degni di una Medea mediterranea.

Sant’Efisio, per quanto se ne riconosca appieno il carattere di devozione da parte dei cagliaritani e dei sardi, non è solo religione in senso stretto, è in realtà un legame profondo che passa dai secoli di carestie, guerre, pestilenze e invasioni in cui, pregare e festeggiare il Santo, anche solo per un secondo, ha significato per i cagliaritani essere veramente liberi di coltivare il proprio angolo interiore.

 

Testo di Matteo Tuveri e Diego Foddi – (Foto di A.Duranti e M.Treglia – Tutti i diritti riservati)

Matteo
Matteo Tuveri
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